Cosa dire per raccontare la Pistoia-Abetone? Forse non basterebbe un libro di 1000 pagine o magari solo poche parole che ne riassumono il senso. e' stata un po’ come una bella donna che dispensa gioie e dolori.
Il piacere di correre in mezzo a migliaia di persone (intorno alle 1.500 per i tre traguardi da 14, 30 e 50) e' sempre grande. Ti ritrovi spesso a scambiare due parole e a conoscere storie incredibili correndo insieme a gente di ogni parte d'Italia, a differenza delle corse locali e piu' brevi dove ormai ci si conosce quasi tutti. prendere con calma certi tipi di gara e' d'obbligo se si vuole arrivare in fondo ed ancora di piu' amplificato e' quel senso sportivo di aiuto tra i corridori nei momenti di difficolta' che non ti fa mai sentire solo. Attraversi montagne, vallate, paesi cambiando vari scenari ma ti senti cmq protetto come a casa. E' un continuo incoraggiarsi tra podisti e un continuo offrirsi qualcosa da bere o da mangiare. Sono gare dove l'importante e' veramente arrivare e basta, sfide contro se stessi dove i minuti in piu' o in meno fanno poca differenza. Ad un certo punto della corsa ecco chi si piega sulle ginocchia e allora chiedi se ha bisogno d'acqua o di chiamare qualcuno. Vieni sorpassato e l'altro accanto ti dispensa consigli sul modo di appoggiare i piedi nelle discese ripide per non imballarti, dicendo di non farsi prendere dalla foga tanto poi si ripigliano etc…per quello che mi riguarda diciamo che mi sono presentato alla gara non nel modo migliore. Dopo 2 settimane di vacanza, dove mi sono rilassato soprattutto a tavola, torno la sera prima della corsa in tarda serata dopo aver guidato tutta una tirata per quasi 900 km. tra scarico bagagli, intoppi (ho dovuto smontare tutto il frigo e lavare i pezzi in lavastoviglie perche' con lo stacco della corrente si era ammuffito tutto) e preparativi per la gara vado a letto quasi all'una di notte. Alle 4 suona la sveglia e l'effetto e' quello di un gong suonato con la mia testa. Alle 5 passo a prendere l’amico Pietro all'autostrada che fa la gara dei 14 per farmi compagnia per poi tornare indietro a prendere l'auto a Pistoia. Alle 6 e 15 circa siamo vicino alla partenza a prendere i pettorali e ancora sbadiglio come se a letto dovessi andarci di nuovo. Un caffe' per riprendersi un po' e via alla partenza delle 7 e 30. Fa gia' caldo ma fortunatamente il cielo e' un po' velato, cosi riesco a correre bene. L'adrenalina e' a mille in mezzo al gruppo e un chiacchiericcio generale mi trascina per i primi 3 km in mezzo a Pistoia ad un passo piu' da riscaldamento che da corsa vera e propria. Ora iniziamo a salire e le voci si attenuano sempre piu’. Sara’ un muro fino al traguardo delle Piastre e a tutti e’ passata la voglia di sprecare fiato. Siamo cmq all’inizio e nonostante la durezza del tracciato riesco a spingere senza troppa fatica. finalmente dopo 14 km si inizia a scendere dolcemente fino al 19° circa ma senza spingere troppo. E’ il momento di riprendere fiato e non esagerare a spingere perche’ ancora la salita sara’ tanta. In piu’ adesso sono solo cosi’ cerco qualcuno con il mio passo a farmi compagnia. Non lo trovero’ fino al 25° circa quando mi si affianca un podista di Torino sui 55 anni con cui cerco di attaccare bottone. Alla fine passo con lui una decina di km. mi racconta di essere un ultramaratoneta che ha ripreso da poco a correre dopo che da giovane aveva vinto una milano-torino(53 km) e era arrivato 2° di categoria alla 100 km di Torino-S.Vincent. Ho paura di esagerare con il ritmo visto che lo affianco da molto e sicuramente non sono alla sua altezza. alla fine in realta’ lo distacchero’ e non poco, colto sicuramente da qualche crisi. A S.Marcello passiamo insieme il traguardo dei 30 ed affrontiamo 3 km di discesa in picchiata dove e’ bene fare piano per preparare gli ultimi 17 km di salita continua. Alla Lima inizia la corsa vera e propria nonostante i 33 km gia’ fatti. E’ subito selezione ai primi 2 km che salgono non troppo ripidi perche’ molti cominciano a camminare alternandosi alla corsa. Io non demordo e anzi mi ritrovo a spingere preso da un insolito entusiasmo. Ho voglia di arrivare prima possibile in cima ma al 44° paghero’ a duro prezzo. Dopo una serie di tornanti ripidissimi affianco un personaggio che mi guarda dicendomi “guarda con che ritmo vai su, sembri un trattore”. Lo ringrazio ma non l’avesse mai fatto: all’improvviso comincio a sentire tutti i dolori del mondo. la caviglia mi si e’ gonfiata fino quasi ad uscire dalle scarpette. Nonostante l’assistenza di pietro con il ghiaccio spray, che da qualche km mi segue con l’auto, non trovo giovamento cosi decido di camminare un po’ per rifiatare. Gravissimo errore: allentando la tensione il corpo diventa peso e i dolori si amplificano all’inverosimile, nonostante la testa mi dica che e’ giusto rifiatare per poi ripartire. Il corpo avverte questo rallentamento come la fine della gara. Vado avanti molto lentamente e zoppicando vistosamente. Alcuni mi chiedono se ho bisogno d’aiuto visto che tutti mi sorpassano pur camminando a loro volta. Basta poco meno di un km e al 45 riparto lentemente ma di corsa. La sensazione e’ la stessa di quando feci il sentiero della Bonifica lo scorso dicembre, parevo una macchina con gli ingranaggi arrugginiti e riuscivo quasi a sentirne i cigolii. Comunque riparto e quantomeno comincio a risuperare qualcuno che cammina a sua volta. Cambio maglia perche’, ormai zuppa di sudore e acqua che via via mi buttavo sulla testa per rinfrscarmi , mi ha freddato oltre modo lo stomaco a causa di un venticello fresco che cominciava a soffiare all’ombra del bosco. Anche ai ristori l’acqua bevuta inizia a darmi piu’ fastidio che sollievo poiche’ danno quella di fonte, buonissima ma anche ghiacciata. La reazione dopo il traguardo sara’ fatale, ributto fuori tutto quello che avevo bevuto e mangiato dal 40° km in poi. Forse e’ anche per questo che ho avuto la crisi, a volte anche bere troppo o male puo’ essere negativo. Ormai e’ fatta! km 47 e la strada spiana pure per qualche centinaia di metri cosi provo a spingere qualcosa in piu’. E’ piu’ un’illusione probabilmente visto che qualcuno mi sorpassa ancora come se fossi fermo. Gli strappetti non sono ancora finiti ed il morale per un tempo ormai sopra le aspettative di un buon 25 minuti non e’ al top. Mi convinco, incoraggiato un’ultima volta da Pietro, che cmq e’ un’impresa per me per quanto piccola agli occhi degl’altri. All'ultimo km comincio a fare un bilancio di questa corsa in termini tecnici ma soprattutto in termini emotivi. Mancano pochi minuti alla fine e mi sento come un bambino a cui dicono di scendere dalla giostra, consapevole di essersi divertito ma mai contento abbastanza.
Il traguardo sulla piazza delle piramidi dell’Abetone e’ una gioia e un momento sognato da mesi. Vorrei fosse durato piu’ di quell’attimo infinito colmo di emozioni e sensazioni che ancora ricordo con piacere. E' finita e sento gia' la nostalgia. Mi rifocillo rapidamente perche’ la stanchezza e il dolore mi fanno sognare solo la doccia e il letto di casa. Dico "…basta, e’ l’ultima che faccio cosi dura!" poi…….ho ricominciato gia’ dalla sera a sognare la 100 km. Chissa’ se riusciro’ mai a farla vista anche l’imminente intervento che dovro’ fare alla caviglia. Per ora non mi arrendo e mi accontento di iscrivermi ad una nuova Ecomaratona il prossimo 25 luglio e una Maratona il 18 settembre. Poi una ad Ottobre e una Novembre fisico permettendo. Voglio toccare le 10 quest’anno dopo le 5 appena fatte. Voglio girare il mondo a piedi, di corsa, volando su ogni tipo di strada imprimendo nei miei occhi. Nella mia mente e nel mio cuore immagini, suoni, odori solo miei a formare il film della mia vita.
Quante emozioni e quante sensazioni provoca la corsa arricchendoti e lasciando sempre un segno indelebile dentro e intorno a noi. Non rinuncero’ mai a tutto questo.
Ciao da Massimiliano a tutti i runners
Scritto da Massimiliano Cuccoli, 14 luglio 2010