Due ore, due laghi quello di Levico e Caldonazzo, due culture quella Trentina e quella Tascana, due colture il mais e il grano. Due discipline sportive: io podista loro ciclisti, due condizioni quella precedente di infortunato e quella attuale in riabilitazione. Giocando con le parole (trascurando il Latino), in-fortunato, può essere letto come "essere dentro la fortuna". La fortuna di scoprire, in sua assenza, la bellezza e l'indispensabilità di questo sport.
E'una bella giornata, in mezzo ai meleti mi tolgo la canotta. E' caldo, tiepido.
La mente mi porta alle batterie del Decathlon sui 1500. Ai loro tempi migliori, superiori a quando correvo su quella distanza. Che ne facciano altre nove di specialità non importa, anch'io potevo essere lì nello stadio olimpico. Ma di quella gara mi ha colpito un'altra cosa: nella linea di partenza quasi tutti gli atleti di diverse nazionalità, avevano la stessa identica canotta della Nike. La stessa marca di quella che mi ero appena tolto.
Stesso layout diversi colori e nomi delle nazioni. Tanto che li per li ho pensato "ingenuamente" che fosse stata l'organizzazione londinese ad aver fornito a tutti la Divisa (mai come questa volta Unita). La canotta dell'olimpiade 2012. La grande nazione Nike più forte e potente di Usa, Russia, Germania e Inghilterra. Nel medagliere olimpico i sui atleti hanno conquistato piu medaglie di chiunque altro. Istintivamente mi giro verso mio figlio, dicendogli che all'indomani saremmo andati ad acquistarne una. Poi il sorgere di questi pensieri mi ha fatto desistere dal farlo. Una volta le aziende nazionali facevano a gara per far sfoggiare in questa vetrina, ai propri atleti le ultime novità. Diadora, Coq Sportif, Adidas, Nike, Mizuno e Asics. Oggi nell'era della globalizzazione non ci incontriamo nell'olimpiade, con le nostre diversità/unicità, ma spersonificati assoldati da colei che ha sbaragliato la concorrenza e con essa le diverse culture/identità. Siamo anche per ciò che fac
ciamo, e dover rinunciare all'industria sportiva significa rinunciare probabilmente ad una parte di noi.
Poi le donne. Loro corrono in slip. Perché non gli uomini? Le olimpiadi elleniche si svolgevano nude. C'era il culto del corpo. Della sua forza della sua armonia della sua virilità. Come i nuotatori, come il beach volley, anche l'arena atletica potrebbe tornare ad ospitare gli atleti "nudi". Non trovo oltraggio ad un ipotetico pudore pubblico. M'immagino che Nike non venderebbe più a noi podisti i suoi completini. Il suo swoosh lo dovrebbe apporre su un fazzoletti no di tessuto sintetico che copre la zona pubica o quella mammaria per le donne. Oppure ci sarebbe la rincorsa alla lottizzazione dei singoli muscoli dell'atleta, che verrebbe sezionato morfologicamente come un bovino. Le gambe e l'Indice Zeussiano per Bolt, le ginocchia per Donato, le braccia per i lanciatori, il petto per i saltatori in alto, i bicipiti nell'asta. Ed ancora la spalla dei fiorettisti, l'avambraccio per i vogatori, la sezione occipitale dei tiratori con pistola.
Ma se uno sponsor si accontenta, può per un costo più accessibile fregiare con il proprio logo, altre parti, non principalmente coinvolte nel gesto specifico della disciplina in questione. A quel punto non la canotta, ma il corpo stesso, con tanto di grafico pubblicitario al seguito diverrebbe proprietà della Nike.
Che sia chiaro amo alcuni prodotti di suddetta azienda, attualmente ho le Pegasus, ma voglio continuare a scegliere consapevole perciò libero, da una comunicazione monopolistica.
Poi nel mio vagabondare mentale, in attesa che finisse l'allenamento ho pensato alla vicenda di Alex Schwazer, ed alla sua gogna mediatica.
Il messaggio di condanna doveva essere forte ed incontrovertibile. Non doveva lasciare dubbi ed interpretazioni. Bene ha fatto il presidente Petrucci a prendere una decisone veloce e chiara, bene l'Arma a sospenderlo dal servizio. Questo soprattutto per tanti ragazzi, perché ancor prima delle medaglie, lo sport è palestra di vita. Detto questo ho sentito tanta di quell'ipocrisia da parte di giornalisti e colleghi sportivi che mi ha schifato. Purtroppo tornando al concetto del due, molti atleti sono Puliti perché più bravi nel non farsi beccare di altri. Lo sport professionista ed anche una parte di quello amatoriale è Sporco e tutti lo sanno. Atleti, preparatori, società, medici, sponsor tutto questo baraccone sa che, non per vincere, ma per allinearsi, spesso bisogna far uso di Doping. Fino a quando vinci fa comodo a tutti, quando vieni sgamato ti abbandonano sciacquandosi la bocca con belle parole.
E' quello che successe a Pantani. In quest'ultima vicenda l'aspetto nuovo è stato quello, di un ragazzo pronto, dopo tanti sacrifici a ripetersi, e che una volta beccato, ha chiesto perdono in pubblico senza cercare tante scuse. Per anni difronte a tali vicende si e letto "sono pulito" "mi hanno cambiato la provetta" " mi hanno fatto prendere qualcosa a mia insaputa". Credo che Alex ha pagato e pagherà a caro prezzo il suo errore, per lui sarà pur finita la carriera da atleta ma è iniziata quella di Uomo.
L'entourage tranne qualche voce fuori dal coro, è un branco di farisei.
Francesco Tavanti