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Marco Scrocca

Ciascuno di noi ha un suo habitat atletico naturale ed ideale. Quello di Marco è la salita in inverno; più precisamente su

su per la Fontemura, prima di Quarantola, quando finita la prima rampa, aspetta che il gruppo si ricompatti e riprenda fiato. Ora c’è d’affrontare l’ultima massacrante parte, si parla del più e del meno, la strada ricomincia a salire, lui scherza altri meno.

Con un’agilità innata, talentuosa, cambia frequenza, si allontana. Tornante dopo tornante prosegue leggero, ritmico e regolare. Uno poi l’altro ci stacchiamo come fuchi dietro l’ape Regina.
Marco ha cominciato a correre a quarant’anni, ed è stato un amore immediato e condizionato solo alla famiglia. Indossa la prima volta le scarpette da running, per sfidare la maratona di New York, poi arruolato dal Viti comincia a frequentare la Podistica, seguiranno quelle di Roma e Venezia.

Atleta con caratteristiche fisiologiche – morfologiche tipicamente da fondista/passista, programmato per le lunghe distanze. Ama allenarsi dentro la natura, nei sentieri sterrati (possibilmente innevati), lontano dal traffico e dal Tartan. Per tali ragioni, durante la settimana si allena frequentemente alle sei del mattino, d’estate e d’inverno. Se dovessi continuare a descriverlo per aggettivi aggiungerei: spassoso, divertente, intelligente, scaltro, ma soprattutto agonista. A lui non gliela racconti, se lo devi convincere a venire ad una corsa, dicendogli che tanto non conta e che può far piano, giusto per allenamento, non lo convinci. Scalpita già vede davanti a se, quello o quell’altro. Marco c’è! Come medico ma soprattutto come amico. Vai Scrocca…

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