Forse non tutti sanno che il nostro apparato visivo, che ci permette di apprezzare la vita di tutti i giorni sotto tutti i suoi aspetti, costituisce anche uno dei punti fondamentali sui
quali si basa la corsa in discesa . Difatti soprattutto durantecorsa in discesa il podista non vede dove va ad appoggiare il piede perché lo sguardo è sempre proiettato in avanti ed il nostro cervello memorizza il punto di appoggio prima ancora che lo stesso piede vada a toccar terra. Tutto questo, anche se noi non ce ne rendiamo conto, avviene in modo velocissimo grazie ad un sistema molto complesso di impulsi nervosi che non stiamo a spiegare in questo articolo.
La capacità di ottimizzazione di tutto questo “meccanismo” è frutto della “collaborazione” che i nostri due occhi riescono a mettere in atto: difatti ciascuno dei due occhi ha funzioni diverse e solo grazie a questa “collaborazione” tutto funziona in modo perfetto. Esiste un “occhio preferenziale” , detto anche “direttore”, a cui spetta una funzione più specifica di elemento sensoriale visivo, mentre l’altro occhio , definito “stereognostico”, |
è quello che permette alla corteccia occipitale di “interpretare e capire” le irregolarità del terreno, tutto questo grazie alla sua capacità di discriminazione cinetica ed ampia visione periferica.
Quindi solo grazie al frutto di questo lavoro svolto in collaborazione dai nostri due occhi noi possiamo permetterci di correre in discesa anche per molti km su terreni scoscesi ed impervi senza rischiare……o quasi…..!!!!!
(Fonte: Rivista Correre mese aprile 2011)